mercoledì 19 ottobre 2016

DISCESA IN VAL GRANDE


Il capitolo odierno ci porta in un ambiente estremo, definito come tale per la durezza dei suoi passaggi e sentieri letteralmente sospesi nel vuoto, oltre che per la mancanza assoluta di collegamenti esterni, non esite infatti una copertura telefonica, se non quella data da un telefono satellitare: è la Val Grande, territorio definito da taluno l'area wilderness più grande in Europa.
Al suo interno scorrono due torrenti, che possono divenire anche impetuosi e che solcano il terreno rendendolo di una verticalità eccezionale.
Il Rio Val Grande è stato disceso da tempo e da differenti persone, alcune delle quali purtroppo che ci hanno anche perso la vita, tuttavia, ancora oggi ed a memoria di uomo, non si conosceva una sequenza di immagini girate come quelle che state per vedere. Siamo qui negli ultimi 5 chilometri del torrente.
Un ringraziamento particolare lo devo ad Andrea, che lavora sul posto, conosce i luoghi, ha fortemente voluto la documentazione che nessuno sino ad oggi aveva mai realizzato ed è stato ispiratore dell'avventura di cui questo breve è soltanto una piccola anticipazione.
La versione integrale non potrebbe infatti essere qui contenuta e sarà pertanto messa a dispozione dell'ente Parco Nazionale di zona.
A seguire potremo mostrare la ben più complicata ricerca delle sorgenti.
Buona visione a tutti di questo piccolo frammento allora, ben esaustivo però dei luoghi ancora selvaggi visitati ed a soli 100 chilometri circa da Milano!

sabato 24 settembre 2016

"Calderone del Diavolo" sul Cap de Nice in Francia

Questa volta siamo stati sul Capo di Nizza, in Francia, ove si trova una bella sequenza di immersioni, tutte però a caratura impegnativa, se eseguite da terra.
Il Calderone del Diavolo è forse la più impegnativa tra esse:
più di mille metri complessivi di pinneggiata
oltre i sessanta metri di fondo
distante dalla riva circa duecento metri lineari
essa si snoda su di un percorso che inizia con la discesa a mare attraverso un centinaio di gradini, oltre che di marcia zavorrata  su di un sentiero litoraneo di circa 250 metri.
Non per tutti; solo per i più allenati.
Godetevi allora e qui  i colori e la vita sottomarina che pochi hanno avuto la fortuna di ammirare: non perdetevi questo video; forse unico in rete.
Il mio grazie va a Diego Sorrenti, per la sua accurata preparazione e l'assistenza fornita.
Alla prosisma avventura sommersa.
 
 

mercoledì 20 luglio 2016

iI relitto del KT (o Eros) di Sestri Levante - Ge


 Oggi presentiamo le immagini realizzate sul relitto della nave da crociera KT, nata come Eros e poi requisita dalla Kriegsmarine alla famiglia francese dei banchieri Rothschild, durante l'ultimo conflitto mondiale, per trasformarla in un'arma da guerra.
La giornata purtroppo non era delle migliori, penalizzata da un tempo variabiele da un'acqua non proprio limpidissima, tuttavia il lavoro si è fatto e l'immersione - sempre spettacolare su questo relitto - la si è compiuta, privilegiando le parti interne della nave, con la vicinanza addiritttura dei tursiopi che nuotavnao al largo del porto di partenza.
Un sentito grazie va, per l'appoggio tecnico-logistico e la squisita disponibilità, all'amico Filippo Carnevali, titolare dello EUROPEAN Diving Center di Santa Margherita Ligure.



martedì 12 luglio 2016

La nave Vis di Medulin-Premantura e il relitto della motonave Elhawi Star in Croazia

Oggi siamo  onorato di presentare le immagini di un relitto che è stato affondato soltanto il 22 maggio ultimo scorso, in Istria (HR), per farlo divenire meta del numeroso turismo subacqueo internazionale.
La nave VIS infatti era uno yacht a disposizione del Maresciallo Josip Broz Tito ed a pieno titolo qundi inquadrata nella flotta della ex Repubblica Federale di Jugoslavia.
Da non confondere con la nave da carico che affondò al largo di Plomin Luka nel Golfo del Quarenero, essa fu rappresentante dell'immagine esterna della Repubblica e del suo fondatore.
Il relitto oggi giace davanti al promontorio di Preamantura, ad una profondità di circa 32 metri ed è adatto a molteplici formule di immersione: dai corsi al semplice escursionismo fotografico.
Un ringraziamento particolare va alla disponibilità e presenza del Diving Indie di Banjole.
Godetevi ora le immagini, a soltanto un mese dall'affondamento.


 



Successivamente siamo andati sul secondo della triade di relitti realizzata in territorio istriano di Croazia, quello della motonave Elhawi Star di Fiume/Rijeka.
Adagiata su un fondale fangoso di circa 40 metri antisatante il porto della grande città istriana, essa rappresenta uno dei pochissimi casi di relitto completamente integro del Mare Adriatico.
Affondò infatti nell'ormai lontano 1982 per un probabile errore di posizionamento del carico nelle stive e per una errata manovra di uscita dalla darsena portuale.
Oggi si presta a svariate tipologie di immersione: dai corsi alle esplorazioni.
L'autorità marittima croata ne ha tuttavia vietato la penetrazione a causa del posizionamento su un fianco della nave e dei numerosissimi ingombri ancora presenti.
Un sentito grazie va a chi ci ha permesso ed ha collaborato alla realizzazione di queste due immersioni fiumane.


mercoledì 22 giugno 2016

In acqua con i Campioni Mondiali di "Apnea Dinamica" 2016

Ciao a tutti,
oggi il training facility Psai Italia Flyboat ferma la sua sequenza "ordinaria", per scendere in acqua, o meglio sarebbe a dire, in vasca, con il campione del mondo ed attuale detentore del congiunto record mondiale di apena dinamica bi-pinne  
Andrea Vitturini e con la due volte vicampionessa mondiale Cristina Rodda.
Siamo stati onorati che ci abbiano scelto per riprendere una loro sessione di allenamento ordinaria, in cui hanno potuto dimostrarci sacrificio e didizione assoluti, elementi essenziali per il raggiungimento di così importanti risultati.
Il filmato inizia con una loro intervista, che val la pena acoltare con serena ammirazione per l'umiltà e la forza interiore che ciascuno dei due dimostra di avere.
Le immagini dei loro corpi che scivolano sott'acqua poi dimostrano come anche gli esseri umani possano, se bene allenati, avvicnarsi alla fuidità naturale di certune specie animali.
Buona visione ed alla prossima avventutra sommersa! 

giovedì 16 giugno 2016

Il Cristo degli Abissi di San Fruttuoso di Camogli e la parete degradante


Ciao
Oggi siamo andati nella straordinatia Baia di San Fruttuoso di Camogli, sita all'interno dell'Area Marina Protetta di Portofino.
L'immersione è quella sulla statua del Cristo degli Abissi, il vero e l'autentico si potrebbe dire, posizionato per volontà di Duilio Marcante nel 1954, a seguito della morte in acqua di un caro amico; commemorato poi anche con il nome di un'altra immersione poco distante.
Ricordi lontani e valori autentici; sempre vivi.
La parete degradante ci porta in un tripudio di anfratti e colori, tra le screziature emergenti di coralli rossi e paramuricee clavate.
Sempre bello potersi rilassare così bene in mezzo alla natura che appare in festa.
Un sentito grazie allo EUROPEAN D.C. di Filippo Carnevali, con base a Santa Margheritsa Ligure, che ha permesso lo svolgimento di questa ottima immersione.
Godetevi lo spettacolo; buona settimana a tutti ed alla prossima avventura sommersa, sempre in Area Marina.

sabato 4 giugno 2016

NATURE SHOW Fiera di Foggia e TECH SHOW DAY al "PORTO IN TAVOLA" di Lavagna



NATURE SHOW
 presso Fiera di Foggia il 10 11 12 giugno la più grande manifestazione sul tempo libero, escursionismo ed avventura


TECH SHOW DAY al "PORTO IN TAVOLA" 
Ricca manifestazione di Lavagna il 18 giugno con prove Rebreathers e configurazioni e test sulle attrezzature, buon cibo e musica


mercoledì 25 maggio 2016

Ritrovamenti.. "LE MONETE DEL DUCE"



“LE MONETE DEL DUCE”


Durante un pomeriggio io ed Oscar e Maurizio parlavamo di eventuali ricerche storiche e spedizioni che potevamo organizzare quando incominciai a pensare ai racconti che faceva mio nonno Giuseppe.


Lui fu fatto prigioniero dai tedeschi in un paese vicino a Pisa durante i rastrellamenti. Tutti gli uomini venivano portati in campi di lavoro in Germania. Fu fatto prigioniero insieme a suo cognato, finirono nel Campo di Concentramento di Birkenau in Polonia. Mio nonno nel suo racconto disse che lui e il cognato, furono fortunati perche classificati prigionieri politici e quindi non furono uccisi come molti altri prigionieri. La maggior parte dei detenuti erano soldati italiani molti dei quali furono catturati mentre erano ignari dell'armistizio e della deposizione di Mussolini da parte del re. Gli altri, dopo la repubblica di Salò, furono obbligati al campo come unica alternativa al combattere a fianco dei tedeschi. Essi furono rastrellati anche per via di un ricatto: se il soldato non si presentava le milizie repubblichine avrebbero compiuto ritorsioni contro la sua famiglia. L'Italia settentrionale e centrale erano ancora occupate dalle truppe tedesche e i nuovi reparti fascisti repubblichini le stavano appoggiando. I soldati italiani che preferivano non combattere furono rinchiusi nei campi, obbligati a compiere diversi lavori per i tedeschi, come quello di riaggiustare le linee elettriche e telefoniche che i bombardamenti alleati rompevano. Intanto la situazione peggiorava per la Germania. Gli alleati stavano liberando l'Italia e avanzavano verso le alpi, i russi sfondavano ad est e gli americani ad ovest. Raccontava che il lavoro era massacrante: ogni giorno uscivano dal campo per riaggiustare le linee interrotte, sotto il controllo delle guardie. La risposta ad un soldato italiano che si era inginocchiato piangendo dicendo “non ce la faccio più”  fu un colpo sulla nuca col calcio della pistola. Stramazzò davanti ai compagni. Mi disse che erano immagini indelebili nella sua memoria. Lui mangiava chiocciole crude, pomodori fatti crescere nello sterco umano. Ma lui ricordava anche situazioni divertenti. I prigionieri facevano i loro bisogni dietro un muretto circondato da alberelli.

Mio nonno gettò avventatamente il sacchetto col contenuto al di là del muro dove stava passando una sentinella tedesca...seguirono imprecazioni rabbiose e qualche colpo di pistola che gli fecero immediatamente capire cos'era successo e, a pantaloni abbassati scappò di corsa, evitando una vendetta sicura. In una fredda giornata di Novembre sentite alla rinfusa alcune notizie sulla posizione tedesca decise che era il momento di evadere dal campo, parlando così a suo cognato e a tre compagni: noi prigionieri siamo in tanti, i tedeschi che ci controllano sono pochi. Qui è giunta notizia da parte degli ultimi arrivati che la situazione per i nazisti è ormai tragica, gli americani sono già a ridosso delle alpi e quindi i tedeschi dovranno lasciare il campo, retrocedere ed organizzarsi su altre linee difensive. Qui, secondo me, ci fan fuori tutti, sarebbe troppo rischioso da parte loro lasciarci in vita ed in libertà, fosse solo per paura di ritorsioni da parte nostra. Tentiamo!  La notte misero in atto la fuga: si sarebbero ritrovati dietro il muro dei bisogni, protetti anche dalla vegetazione. In fondo si intravvedeva il bosco, una volta raggiunto si sarebbe aperta qualche consistente speranza. Certamente, scoperta la fuga, sarebbe iniziata una caccia all’uomo, ma tra il rischio di venire ripresi, come era successo ad altri, ed una morte quasi certa era inferiore e quindi conveniva comunque tentare. E fu così che il gruppo scivolò furtivamente dal campo da un buco nella rete, eludendo la sorveglianza delle sentinelle, raggiunse il bosco e poi di corsa verso i cespugli e sterpaglie, verso la vegetazione sempre più fitta. Anche se stanchi decisero i turni di guardia e gli altri si lasciarono andare ad un dormiveglia di qualche ora. Continuarono a camminare e all'alba, colti di sorpresa, si accorsero che ce la potevano aver fatta. “c’e l'abbiamo fatta ragazzi" 

La prima neve dell'autunno li aveva aiutati, le tracce erano coperte. Si diressero verso il confine italiano.  Passarono per vie solitarie ed impervie tra le creste dei monti, trovando perfino aiuto da una famiglia contadina il cui buon senso li salvò dalla follia fascista dell'epoca, la quale diede loro cibo e fiducia. Il confine era vicinissimo. Ormai erano a Bolzano e la loro guerra non era ancora finita, si trovavano in un paese dove non si era ancora sicuri perché non ancora liberato dagli alleati. Degli altri compagni del campo poi non si seppe più nulla.. Il gruppo poi si separò, mio nonno e suo cognato si diressero verso la Toscana e gli altri in altri posti. Tornarono a piedi verso casa e scendendo incontrarono le rive del lago di Como. Qui si fermarono e furono accolti di nascosto da famiglie del luogo per qualche giorno. Mi nonno continuava con il suo racconto dicendomi come era dura la vita in quel periodo, non c’era da mangiare, la gente, quella fortunata, aveva forse qualche moneta e forse qualche gioiello, Mi raccontava che le famiglie che vivevano sul lago di Como, era uso nascondere in sacche legati con lunghe cordicelle nel lago, attraverso la finestra, per non farle trovare dai Tedeschi o dagli squadristi Fascisti durante  le loro scorribande nelle case povere della gente del luogo, i quali prendevano qualsiasi cosa che gli capitava a tiro per poterlo rivendere al mercato nero. Sacchetti con pochi averi ma con grande significato. Potevano far vivere una famiglia dall’alba al tramonto. A questo punto Oscar, come profondo conoscitore della storia del territorio di Como, aprì gli occhi e mi disse che quando faceva immersione nel lago, alle volte trovava dei sacchetti di iuta legati con un cordino, vuoti per lo più  ma alle volte dentro vi erano poche monete dell’epoca. Ignaro di ciò collegò i fatti e nacque così l’idea di poter cercare una testimonianza scritta di ciò che a me era stato raccontato e ciò che Oscar aveva trovato.

Così ci mettemmo subito al lavoro. Dopo alcune settimane saltarono fuori, nella immensa e districata rete di internet, alcuni racconti fatti da persone dell’epoca, che ricordavano quello che noi stavamo vivendo. Ecco le prove!! quelle che cercavamo ed  eccole qui….



ELIA  ASCOLTA CATERINA 
Nel 1943 avevo15 anni. Erano momenti brutti , c’era la guerra tra partigiani e fascisti, i ragazzidi 18 anni venivano caricati sui treno merci, ed una volta arrivati a destinazione alcuni venivano fucilati, mentre altri messi ai lavori forzati,con dietro guardie tedesche e, i prigionieri, alcune volte  erano lasciati senza cibo. Verso la fine della guerra venivano a prendere anche donne e bambini.
Non c’era cibo e per ottenerlo bisognava dare un bollino allo spaccio, non c’erano neanche soldi e quei pochi che avevamo erano nascosti in piccoli sacchettini di tela e legati con un pezzo di corda e buttati nel lago per paura che i tedeschi li portassero via.
Nella scuola non c’erano molti insegnanti e all’età di 15 anni già non ci andavamo più. Gli unici divertimenti erano le lunghe passeggiate. Durante la guerra c’erano fascisti che vendevano cibo a prezzi carissimi, essi venivano chiamati  la borsa nera. 
Non c’erano ne scarpe ne vestiti, cercavamo poi di fabbricarli da soli e di confezionarli 
in casa; per le scarpe c’era ilcalzolaio ma per non spendere troppi soldi noi costruivamo da soli zoccoli di legno di tiglio. Le persone
anziane portavano sempre pantaloni bianchi e neri di cotone rigati e loro usavano tutto
l’anno, alle donne era vietato portarli, loro vestivano  grembiuli solitamente scuri di 
cotone;  chi invece aveva delle pecore, filava la lana e faceva maglie, calze, berretti e sciarpe. 


Per non avere tutti gli indumenti bianchi si faceva bollire le ghiande della pianta di carpano 
e si intingeva dentro l’acqua bollita in questo modo, la lana da tingere. 
Per andare e tornare dal lago al paese si usava l’asino con la slitta per
 trasportare la merce.Mi sono accorta che la guerra era finita perché suonavano tutte le campane 
 e la gente esultava, nelpaese c’era una radio sola, fu messa alla finestra e tutti andavano ad ascoltare la radio che dava informazioni sulla fine della guerra.


 DAVIDE ASCOLTA ELENA 
Vissi in continua tensione e preoccupazione nel periodo del conflitto bellico poiché le informazioni erano poche e molte volte provai una fitta al cuore in questa interminabile attesa per la fine di una
guerra della quale non riuscivo a comprendere le motivazioni. Scrissi un gran numero di lettere al mio futuro marito nel lager, ma le risposte che ottenni furono molto minori, anche se mi 
rassicuravano un po’… era vivo!
Ho fatto parte del comitato della Resistenza quando avevo 25 anni e credo di essere stata la 
prima a Torno (CO) che è venuta a conoscenza dell’imminente liberazione del nostro Paese
Fortunatamente i miei genitori lavoravano qui a Tornoin un negozio di macelleria e salumeria epotevamo permetterci qualcosa di più rispetto ai miseri alimenti imposti dalla tessera 
annuale. Tutto era controllato dai tedeschi: si potevano acquistare 1 hg di pane e 20 g di 
margarina al giorno e i pochi soldi che guadagnavo li nascondevo in una pezza di iuta,
legato con una cordicella li buttavo nel lago,in posti prestabiliti, evitando che nelle contine percuisizioni fasciste e tedesche me li trovassero e me li portassero via.
Inoltre lavorai al Saprai, un ufficio che provvedeva allo smistamento dei generi alimentari, in 
Questo modo ricevevo dei buoni e riuscii a spedire di nascosto diversi sacchi di farina 
ai partigiani che si trovavano in Valsassina o in zone limitrofe. 
Tutto ciò avveniva con la massima segretezza poiché a Sant’Agostino (Como) era appostato
il comando tedesco che voleva conoscere ogni dettaglio della situazione. 
Anche se conobbi un uomo, un tedesco che, con una pronuncia italiana pessima, mi disse di
soffrire anche lui per la moglie e i figli rimasti in Germania. Ciò dimostra che tutti erano 
costretti a vivere questa terribile situazione e a combattere senza motivo, poiché la sofferenza
degli alleati o dei nemici è la medesima.
La radio si ascoltava solo quando era possibile e ogni comunicazione veniva dall’Inghilterra.
Attesi con ansia il ritorno del mio fidanzato e finalmente il 27 agosto del ’45 gli andai
incontro a Como, e l’immensa gioia che provai nell’abbracciarlo fu indescrivibile… e ancora oggi mentre ne parlo provo la stessa emozione.

ELISABETTA  ASCOLTA MARTINA
Martina nel 45 aveva 20 anni. A quel tempo le donne donavano la FEDE D’ORO che lo stato
Italiano aveva loro chiesto. Il Duce aveva obbligato gli imprenditori ad indossare una camicia
nera, mentre i ragazzi per fare ginnastica indossavano calzoni neri, e camicia bianca. 
Le ragazze dovevano essere vestite con una camicia bianca e la gonna nera. 
Il CAMPO DUX era un campeggio di ragazzi. Le femmine andavano allo stadio di Como
Per mettersi in fila e formando così la parola DUX=duce,oppure le riunivano davanti alla 
casa del fascio (oggi palazzo Terragni),  dove ascoltavano i discorsi del Duce. 
Le amiche di mia nonna studiavano lingue alla Berlitz school a Como. In questa scuola
suonavano l’allarme per avvertire che gli aerei stranieri arrivavano a bombardare, ed esse 
scappavano. C’era la tessera annonaria, con la quale si potevano comprare vari generi 
alimentari, quali zucchero,farina, pane… il vestiario veniva acquistato in base alle proprie
disponibilità finanziarie. Le scarpe allora in uso erano con il tacco in sughero o zoccoli.
Ricordo che molti nascondevano soldi , monete e i pochi gioielli, ricordi di famiglia ormai rimasti, in alcuni sachettini e legati con una corda li buttavano nel lago, in posti segreti, dove poi venivano ripescati. La gente aveva paura che durante le perquisizioni fasciste gli portassero via i loro poveri averi. Nel 1944 le lezioni scolastiche furono sospese a causa della guerra e gli studenti 
dell’ultimo a causa della guerra e gli studenti dell’ultimo anno dovettero rimandare gli esami.

 
Un giorno passò a Lezzeno un carro armato alleato: erano soldati africani. Sulla camionetta era
Seduta una signora che aiutava l’esercito italiano. Sul lago tra Bellagio e Tremezzo fu mitragliato
un battellosul quale vi erano dei passeggeri e nelle vicinanze fu bombardato il Grand Hotel di 
Tremezzo. Benito Mussolini e Claretta Petacci furono giustiziati a Giulino di Mezzegra
e i loro seguaci, i Gerarchi, tentarono di fuggire verso la Svizzera.
Il 25 aprile era commemorato nelle pubbliche piazze con canti e sventolio di bandiere.

FRANCESCA  ASCOLTANO FRANCESCO

Nel 1943 andai a nascondermi in montagna insieme a miei cinque compaesani, ma i carabinieri ci
trovarono e portarono a Milano: la città era stata bombardata a parte il duomo. Poi riscappai sulle montagne da solo. 
Non c’era cibo e quindi mio padre veniva a portarmi la minestra, di notte non si potevano
accendere luci ed ero costretto a dormire sugli alberi perché se i tedeschi mi avessero
 trovato mi avrebbero
ucciso. Arrivarono i Tedeschi e una volta arrivati presero il bestiame e i vestiti e percuisirono tutta la casa in cerca di monete, gioielli che per fortuna li avevamo messi in alcuni sachettini e legati con una lunga  corda e buttati nel lago. Fu cosi che non riuscirono a portare via i pochi soldi che avevamo e noi riuscimmo per un periodo a mangiare qualcosa grazie a quelle monete. Poi arrivarono nei paesi vicini e catturarono dei partigiani all’Alpe di Lemna.
Catturarono anche dei miei compaesani e li portarono in Germania per 3 anni.
Gli americani arrivarono anche qui a Faggeto e i partigiani rimasti si unirono a loro per
combattere i Tedeschi.
Nelle osterie non si poteva discutere liberamente perché i tedeschi sospettavano che si parlasse
male di loro ed era addirittura proibito macinare il grano; esisteva la tessera per
farsi dare il cibo come ad esempio 1 Kg di pane a settimana.
Alla notizie della fine della guerra tutti fecero festa e nelle piazze dei nostri piccoli 
paesi ci fu gran baldoria.


 "Croce al valore di Mio Nonno Giuseppe"

                                                                                 
                                                                               
Avvalorati da queste notizie, tra ricordi familiari, racconti storici dati da persone del luogo e poi da la fantastica documentazione trovata in rete, racconti di persone dell’epoca, ci dette la voglia di continuare in questa avventura. Molte volte ci siamo immerse nel lago cercando qualche piccolo segno di un passato remoto e molte volte ci siamo guardati pensando di smettere con tali ricerche infruttuose. Ma non ci siamo mai lasciati prendere la mano, anzi più caparbi che mai abbiamo continuato nella ricerca, ci abbiamo creduto fino in fondo e questa nostra ostinazione ci ha dato ragione. Tutti  insieme in un pomeriggio di fine inverno trovammo alcune cose interessanti che ci dettero ragione e ci premiarono di tutto il nostro lavoro e tempo speso, ma felici di aver ancora una volta dato luce a un pezzo della nostra storia .








Leonardo Canale Responsabili PSAI Italia e ricerche storiche
Maurizio Bertini Responsabili PSAI Italia
Oscar Lodi Rizzini: Trainer Istruttore PSAI tecnico e ricreativo, subacqueo fondista, il naso del gruppo colui che dalle asperità del fondale riesce a trovare