Il capitolo odierno ci porta in un ambiente estremo,
definito come tale per la durezza dei suoi passaggi e sentieri
letteralmente sospesi nel vuoto, oltre che per la mancanza assoluta di
collegamenti esterni, non esite infatti una copertura telefonica, se
non quella data da un telefono satellitare: è la Val Grande, territorio
definito da taluno l'area wilderness più grande in Europa.
Al
suo interno scorrono due torrenti, che possono divenire anche impetuosi e
che solcano il terreno rendendolo di una verticalità eccezionale.
Il Rio Val Grande
è stato disceso da tempo e da differenti persone, alcune delle quali
purtroppo che ci hanno anche perso la vita, tuttavia, ancora oggi ed a
memoria di uomo, non si conosceva una sequenza di immagini girate come
quelle che state per vedere. Siamo qui negli ultimi 5 chilometri del
torrente.
Un ringraziamento particolare lo devo ad Andrea, che
lavora sul posto, conosce i luoghi, ha fortemente voluto la
documentazione che nessuno sino ad oggi aveva mai realizzato ed è stato
ispiratore dell'avventura di cui questo breve è soltanto una piccola
anticipazione.
La versione integrale non potrebbe infatti
essere qui contenuta e sarà pertanto messa a dispozione dell'ente Parco
Nazionale di zona.
A seguire potremo mostrare la ben più complicata ricerca delle sorgenti.
Buona visione a tutti di questo piccolo frammento allora, ben esaustivo però dei luoghi ancora selvaggi visitati ed a soli 100 chilometri circa da Milano!
Questa volta siamo stati sul Capo di Nizza, in Francia, ove si trova una bella
sequenza di immersioni, tutte però a caratura impegnativa, se eseguite
da terra.
Il Calderone del Diavolo è forse la più impegnativa tra esse:
più di mille metri complessivi di pinneggiata
oltre i sessanta metri di fondo
distante dalla riva circa duecento metri lineari
essa
si snoda su di un percorso che inizia con la discesa a mare attraverso
un centinaio di gradini, oltre che di marcia zavorrata su di un
sentiero litoraneo di circa 250 metri.
Non per tutti; solo per i più allenati.
Godetevi allora e qui i colori e la vita sottomarina che pochi hanno avuto la fortuna di ammirare: non perdetevi questo video; forse unico in rete.
Il mio grazie va a Diego Sorrenti, per la sua accurata preparazione e l'assistenza fornita.
Oggi presentiamo le immagini realizzate sul relitto della
nave da crociera KT, nata come Eros e poi requisita dalla Kriegsmarine
alla famiglia francese dei banchieri Rothschild, durante l'ultimo
conflitto mondiale, per trasformarla in un'arma da guerra.
La
giornata purtroppo non era delle migliori, penalizzata da un tempo
variabiele da un'acqua non proprio limpidissima, tuttavia il lavoro si è
fatto e l'immersione - sempre spettacolare su questo relitto - la si è
compiuta, privilegiando le parti interne della nave, con la vicinanza
addiritttura dei tursiopi che nuotavnao al largo del porto di partenza.
Un sentito grazie va, per l'appoggio tecnico-logistico e la squisita disponibilità, all'amico Filippo Carnevali, titolare dello EUROPEAN Diving Center di Santa Margherita Ligure.
Oggisiamo onorato di presentare le immagini di un relitto che è
stato affondato soltanto il 22 maggio ultimo scorso, in Istria (HR),
per farlo divenire meta del numeroso turismo subacqueo internazionale.
La nave VIS infatti
era uno yacht a disposizione del Maresciallo Josip Broz Tito ed a pieno
titolo qundi inquadrata nella flotta della ex Repubblica Federale di
Jugoslavia.
Da non confondere con la nave da carico che affondò
al largo di Plomin Luka nel Golfo del Quarenero, essa fu rappresentante
dell'immagine esterna della Repubblica e del suo fondatore.
Il
relitto oggi giace davanti al promontorio di Preamantura, ad una
profondità di circa 32 metri ed è adatto a molteplici formule di
immersione: dai corsi al semplice escursionismo fotografico.
Un ringraziamento particolare va alla disponibilità e presenza del Diving Indie di Banjole.
Godetevi ora le immagini, a soltanto un mese dall'affondamento.
Successivamente siamo andati sul secondo della triade di relitti realizzata
in territorio istriano di Croazia, quello della motonave Elhawi Star di Fiume/Rijeka. Adagiata
su un fondale fangoso di circa 40 metri antisatante il porto della
grande città istriana, essa rappresenta uno dei pochissimi casi di
relitto completamente integro del Mare Adriatico. Affondò
infatti nell'ormai lontano 1982 per un probabile errore di
posizionamento del carico nelle stive e per una errata manovra di uscita
dalla darsena portuale. Oggi si presta a svariate tipologie di immersione: dai corsi alle esplorazioni. L'autorità
marittima croata ne ha tuttavia vietato la penetrazione a causa del
posizionamento su un fianco della nave e dei numerosissimi ingombri
ancora presenti. Un sentito grazie va a chi ci ha permesso ed
ha collaborato alla realizzazione di queste due immersioni fiumane.
oggi il training facility Psai Italia Flyboat ferma la sua sequenza "ordinaria",
per scendere in acqua, o meglio sarebbe a dire, in vasca, con il
campione del mondo ed attuale detentore del congiunto record mondiale di
apena dinamica bi-pinne
Andrea Vitturini e con la due volte vicampionessa mondiale Cristina Rodda.
Siamo
stati onorati che ci abbiano scelto per riprendere una loro sessione di
allenamento ordinaria, in cui hanno potuto dimostrarci sacrificio e
didizione assoluti, elementi essenziali per il raggiungimento di così
importanti risultati.
Il filmato inizia con una loro
intervista, che val la pena acoltare con serena ammirazione per l'umiltà
e la forza interiore che ciascuno dei due dimostra di avere.
Le
immagini dei loro corpi che scivolano sott'acqua poi dimostrano come
anche gli esseri umani possano, se bene allenati, avvicnarsi alla
fuidità naturale di certune specie animali.
Buona visione ed alla prossima avventutra sommersa!
Oggi siamo andati nella straordinatia Baia di San Fruttuoso di
Camogli, sita all'interno dell'Area Marina Protetta di Portofino.
L'immersione è quella sulla statua del Cristo degli Abissi,
il vero e l'autentico si potrebbe dire, posizionato per volontà di
Duilio Marcante nel 1954, a seguito della morte in acqua di un caro
amico; commemorato poi anche con il nome di un'altra immersione poco
distante.
Ricordi lontani e valori autentici; sempre vivi.
La
parete degradante ci porta in un tripudio di anfratti e colori, tra le
screziature emergenti di coralli rossi e paramuricee clavate.
Sempre bello potersi rilassare così bene in mezzo alla natura che appare in festa.
Un sentito grazie allo EUROPEAN D.C. di Filippo Carnevali, con base a Santa Margheritsa Ligure, che ha permesso lo svolgimento di questa ottima immersione.
Godetevi lo spettacolo; buona settimana a tutti ed alla prossima avventura sommersa, sempre in Area Marina.
Durante un pomeriggio io ed Oscar e Maurizio parlavamo di
eventuali ricerche storiche e spedizioni che potevamo organizzare quando
incominciai a pensare ai racconti che faceva mio nonno Giuseppe.
Lui fu fatto
prigioniero dai tedeschi in un paese vicino a Pisa durante i rastrellamenti.
Tutti gli uomini venivano portati in campi di lavoro in Germania. Fu fatto
prigioniero insieme a suo cognato, finirono nel Campo di Concentramento di Birkenau in Polonia.
Mio nonno nel suo racconto disse che lui e il cognato, furono fortunati perche
classificati prigionieri politici e quindi non furono uccisi come molti altri
prigionieri. La maggior parte dei detenuti erano soldati italiani molti dei
quali furono catturati mentre erano ignari dell'armistizio e della deposizione
di Mussolini da parte del re. Gli altri, dopo la repubblica di Salò, furono
obbligati al campo come unica alternativa al combattere a fianco dei tedeschi.
Essi furono rastrellati anche per via di un ricatto: se il soldato non si
presentava le milizie repubblichine avrebbero compiuto ritorsioni contro la sua
famiglia. L'Italia settentrionale e centrale erano ancora occupate dalle truppe
tedesche e i nuovi reparti fascisti repubblichini le stavano appoggiando. I
soldati italiani che preferivano non combattere furono rinchiusi nei campi,
obbligati a compiere diversi lavori per i tedeschi, come quello di riaggiustare
le linee elettriche e telefoniche che i bombardamenti alleati rompevano. Intanto
la situazione peggiorava per la Germania. Gli alleati stavano liberando
l'Italia e avanzavano verso le alpi, i russi sfondavano ad est e gli americani
ad ovest. Raccontava che il lavoro era massacrante: ogni giorno uscivano dal
campo per riaggiustare le linee interrotte, sotto il controllo delle guardie.
La risposta ad un soldato italiano che si era inginocchiato piangendo dicendo
“non ce la faccio più” fu un colpo sulla
nuca col calcio della pistola. Stramazzò davanti ai compagni. Mi disse che
erano immagini indelebili nella sua memoria. Lui mangiava chiocciole crude,
pomodori fatti crescere nello sterco umano. Ma lui ricordava anche situazioni
divertenti. I prigionieri facevano i loro bisogni dietro un muretto circondato
da alberelli.
Mio nonno gettò avventatamente il sacchetto col contenuto
al di là del muro dove stava passando una sentinella tedesca...seguirono imprecazioni
rabbiose e qualche colpo di pistola che gli fecero immediatamente capire
cos'era successo e, a pantaloni abbassati scappò di corsa, evitando una
vendetta sicura. In una fredda giornata di Novembre sentite alla rinfusa alcune
notizie sulla posizione tedesca decise che era il momento di evadere dal campo,
parlando così a suo cognato e a tre compagni: noi prigionieri siamo in tanti, i
tedeschi che ci controllano sono pochi. Qui è giunta notizia da parte degli
ultimi arrivati che la situazione per i nazisti è ormai tragica, gli americani
sono già a ridosso delle alpi e quindi i tedeschi dovranno lasciare il campo,
retrocedere ed organizzarsi su altre linee difensive. Qui, secondo me, ci fan
fuori tutti, sarebbe troppo rischioso da parte loro lasciarci in vita ed in
libertà, fosse solo per paura di ritorsioni da parte nostra. Tentiamo! La notte misero in atto la fuga: si sarebbero
ritrovati dietro il muro dei bisogni, protetti anche dalla vegetazione. In
fondo si intravvedeva il bosco, una volta raggiunto si sarebbe aperta qualche
consistente speranza. Certamente, scoperta la fuga, sarebbe iniziata una caccia
all’uomo, ma tra il rischio di venire ripresi, come era successo ad altri, ed
una morte quasi certa era inferiore e quindi conveniva comunque tentare. E fu
così che il gruppo scivolò furtivamente dal campo da un buco nella rete, eludendo
la sorveglianza delle sentinelle, raggiunse il bosco e poi di corsa verso i
cespugli e sterpaglie, verso la vegetazione sempre più fitta. Anche se stanchi decisero
i turni di guardia e gli altri si lasciarono andare ad un dormiveglia di
qualche ora. Continuarono a camminare e all'alba, colti di sorpresa, si
accorsero che ce la potevano aver fatta. “c’e l'abbiamo fatta ragazzi"
La prima neve dell'autunno li aveva aiutati, le tracce
erano coperte. Si diressero verso il confine italiano.Passarono per vie solitarie ed impervie tra
le creste dei monti, trovando perfino aiuto da una famiglia contadina il cui
buon senso li salvò dalla follia fascista dell'epoca, la quale diede loro cibo
e fiducia. Il confine era vicinissimo. Ormai erano a Bolzano e la loro guerra
non era ancora finita, si trovavano in un paese dove non si era ancora sicuri
perché non ancora liberato dagli alleati. Degli altri compagni del campo poi
non si seppe più nulla.. Il gruppo poi si separò, mio nonno e suo cognato si
diressero verso la Toscana e gli altri in altri posti. Tornarono a piedi verso
casa e scendendo incontrarono le rive del lago di Como. Qui si fermarono e
furono accolti di nascosto da famiglie del luogo per qualche giorno. Mi nonno
continuava con il suo racconto dicendomi come era dura la vita in quel periodo,
non c’era da mangiare, la gente, quella fortunata, aveva forse qualche moneta e
forse qualche gioiello, Mi raccontava che le famiglie che vivevano sul lago di
Como, era uso nascondere in sacche legati con lunghe cordicelle nel lago,
attraverso la finestra, per non farle trovare dai Tedeschi o dagli squadristi
Fascisti durantele loro scorribande
nelle case povere della gente del luogo, i quali prendevano qualsiasi cosa che
gli capitava a tiro per poterlo rivendere al mercato nero. Sacchetti con pochi
averi ma con grande significato. Potevano far vivere una famiglia dall’alba al
tramonto. A questo punto Oscar, come profondo conoscitore della storia del
territorio di Como, aprì gli occhi e mi disse che quando faceva immersione nel
lago, alle volte trovava dei sacchetti di iuta legati con un cordino, vuoti per
lo piùma alle volte dentro vi erano
poche monete dell’epoca. Ignaro di ciò collegò i fatti e nacque così l’idea di
poter cercare una testimonianza scritta di ciò che a me era stato raccontato e
ciò che Oscar aveva trovato.
Così ci mettemmo subito al lavoro. Dopo alcune settimane
saltarono fuori, nella immensa e districata rete di internet, alcuni racconti
fatti da persone dell’epoca, che ricordavano quello che noi stavamo vivendo.
Ecco le prove!! quelle che cercavamo edeccole qui….
Nonc’eraciboeperottenerlobisognavadareunbollino allo spaccio, nonc’eranoneanchesoldi
e quei pochi che avevamo erano nascosti
in piccoli sacchettini di tela e legati con un pezzo di corda e buttati nel lago
per paura che i tedeschi li portassero via.
Nellascuolanon
c’eranomoltiinsegnantieall’etàdi15annigiànonci andavamo più.Gliunicidivertimentierano le lunghepasseggiate.Durantelaguerrac’eranofascistiche
vendevanociboaprezzicarissimi,essivenivanochiamatilaborsanera.
margarinaalgiornoe i
pochi soldi che guadagnavo li nascondevo in una pezza di iuta,
legato con una cordicella li buttavo nel lago,in posti prestabiliti,
evitando che nelle contine percuisizioni fasciste e tedesche me li trovassero e
me li portassero via.
Ricordo che molti nascondevano soldi , monete e i pochi gioielli, ricordi
di famiglia ormai rimasti, in alcuni sachettini e legati con una corda li
buttavano nel lago, in posti segreti, dove poi venivano ripescati. La gente aveva paura che durante le
perquisizioni fasciste gli portassero via i loro poveri averi. Nel1944lelezioniscolastichefuronosospesea causadellaguerraeglistudenti
ucciso. Arrivarono i Tedeschieunavoltaarrivatipreseroilbestiameeivestiti e percuisirono tutta la casa
in cerca di monete, gioielli che per fortuna li avevamo messi in alcuni sachettini e legati con una lunga corda e buttati nel lago. Fu cosi
che non riuscirono a portare via i pochi soldi che avevamo e noi riuscimmo per
un periodo a mangiare qualcosa grazie a quelle monete.Poiarrivarononeipaesiviciniecatturaronodeipartigianiall’AlpediLemna.
maledi
loroederaaddiritturaproibitomacinareilgrano;esistevalatessera per
farsidareilcibocomeadesempio1Kgdipaneasettimana.
Alla notizie della fine della guerra
tuttifecerofestaenellepiazzedeinostripiccoli
paesicifugranbaldoria.
"Croce al valore di Mio Nonno Giuseppe"
Avvalorati da queste notizie, tra ricordi familiari,
racconti storici dati da persone del luogo e poi da la fantastica
documentazione trovata in rete, racconti di persone dell’epoca, ci dette la
voglia di continuare in questa avventura. Molte volte ci siamo immerse nel lago
cercando qualche piccolo segno di un passato remoto e molte volte ci siamo
guardati pensando di smettere con tali ricerche infruttuose. Ma non ci siamo
mai lasciati prendere la mano, anzi più caparbi che mai abbiamo continuato
nella ricerca, ci abbiamo creduto fino in fondo e questa nostra ostinazione ci
ha dato ragione. Tuttiinsieme in un
pomeriggio di fine inverno trovammo alcune cose interessanti che ci dettero
ragione e ci premiarono di tutto il nostro lavoro e tempo speso, ma felici di
aver ancora una volta dato luce a un pezzo della nostra storia .
Leonardo Canale Responsabili PSAI Italia e ricerche
storiche
Maurizio Bertini Responsabili PSAI Italia
Oscar Lodi Rizzini: Trainer Istruttore PSAI tecnico e ricreativo,
subacqueo fondista, il naso del gruppo colui che dalle asperità del fondale
riesce a trovare